
Post-Csi, Breviario partigiano (autoprodotto, Musicraiser-Universal)
Dove eravamo rimasti.
Novembre 1999. Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti sono a Berlino per capire dove deve andare la strada dei Csi, il Consorzio Suonatori Indipendenti, il gruppo di maggior successo del rock indipendente italiano. Era nato dalle ceneri dell’incredibile e irripetibile stagione musicale dei Cccp – Fedeli alla linea che Zamboni e Lindo Ferretti avevano creato dopo un leggendario incontro avvenuto proprio a Berlino all’inizio degli anni Ottanta e che avrebbe cambiato la storia della cultura musicale italiana per sempre. La strada dei Csi non andò più da nessuna parte e si fermò lì. Zamboni lasciò la formazione, che si sciolse subito dopo. Per poi rinascere in un’altra famiglia senza Zamboni, i Pgr, Per Grazia Ricevuta. Ma questa è un’altra storia.
Dove siamo.
Zamboni e Lindo Ferretti non sono più tornati a lavorare insieme. Il tempo ha smussato le divergenze e oggi riescono anche a incrociare le strade senza scomodare vecchi attriti, ma le vite sono irrimediabilmente lontane. Quella di Lindo Ferretti l’ha portato via dai suoi vecchi compagni di viaggio che invece nel 2013 sono tornati insieme un po’ per caso per un concerto diventato poi un tour e quindi ora un progetto multimediale. Il nome non è più Csi e neanche Ex-Csi come avevano inizialmente deciso. Ma Post-Csi, sigla suggerita a sorpresa proprio da Lindo Ferretti. Alla voce c’è Angela Baraldi, che da tempo collabora con Zamboni. Il progetto si chiama Breviario partigiano ed è un cd, un dvd e un libro che celebrano i 70 anni dalla Liberazione ed esce alla vigilia del 25 aprile (dopo una campagna di crowdfunding che ha superato del 430% il budget), contemporaneamente a un altro libro che Zamboni pubblica per Einaudi: L’eco di uno sparo. Alla base di tutto una storia familiare, quella del chitarrista, una scoperta recente che gli ha cambiato la prospettiva, quella di un nonno fascista ucciso da un colpo di pistola, e una domanda: cosa significa oggi “partigiano”? L’album è la colonna sonora del film-documentario contenuto nel dvd, Il nemico – Un breviario partigiano, che segue Zamboni durante la ricerca delle sue origini insieme ai suoi compagni di viaggio. A sostenere musicalmente il percorso ci sono vecchie conoscenze come Cupe vampe, Linea gotica e Guardali negli occhi (che i Csi incisero per Materiale resistente, documentario nel 1995 per i 50 anni dalla Liberazione), riproposte in versione dal vivo dai recenti concerti. Ventinove febbraio è il racconto in musica di Zamboni dell’uccisione di quell’uomo molto familiare. Vorremmo esserci e In rotta erano già state incise dal musicista insieme ad Angela Baraldi. La vera novità sono le tre canzoni inedite realizzate per l’occasione dai Post-Csi. Il nemico inizia con una lunga citazione da La casa in collina di Cesare Pavese prima di partire con la ritmica quasi marziale, il basso profondo di Maroccolo, le tastiere di Magnelli e le chitarre di Canali e Zamboni, gli elementi che fecero innamorare dei Csi. Il fascino del suono è intatto. La voce della Baraldi si incastra perfettamente, la melodia salmodica ricorda il canto-preghiera di Lindo Ferretti, ma la voce femminile non lo imita, evoca il suo mantra senza rincorrerlo. Senza domande è la prova definitiva che questa nuova storia può dare ancora molto, questi Post-Csi non rinnegano i Csi ma vanno oltre con una buona composizione. Breviario partigiano, terzo ed ultimo inedito, vede duettare la Baraldi con Zamboni per poi culminare in una liberatoria coda suonata con fiati e archi e percussioni.
Non è una reunion.
Lo hanno detto subito che questa non è una reunion, non è lo stesso gruppo senza Lindo Ferretti e Ginevra Di Marco. Riprendono il cammino in sordina, senza strafare, hanno iniziato con alcuni concerti senza venderlo come un tour del ritorno, ora si riaffacciano con tre brani nuovi e un progetto che vuole essere più grande del singolo evento e per dire: “Pensate che la storia dei Csi sia grande? Beh, sentite quanto è grande la storia della Liberazione dell’Italia dai nazifascisti”.
Ma dal punto di vista strettamente musicale nessuno fa finta che non sia stata un’esperienza importante, nessuno ha dimenticato. Quelle canzoni ancora contano tantissimo. Un esempio recente. Per una diretta di Webnotte di Repubblica dalla Fortezza di Cortona dove stava facendo le prove per il suo prossimo tour Lorenzo Jovanotti ha scelto proprio una canzone dei Csi, In viaggio, per eseguirla insieme a Vasco “Le luci della centrale elettrica” Brondi. Questo fanno ancora i Csi: uniscono generazioni, sono un ponte. Dove porterà il nuovo ponte ancora non si sa, ma l’affiatamento e l’entusiasmo di quando si costruisce qualcosa di nuovo si respira forte ed è rigenerante. Perché quelli coinvolti sono artisti che non hanno mai fatto le cose se non realmente motivati. «Abbiamo cominciato a suonare come molti per un motivo molto semplice: per salvare la nostra vita», dice Zamboni nel film. Poco prima di mostrare i ritagli di trent’anni fa, il volantino del primo concerto dei Cccp nel 1982 con il disegno di un Lenin punk che balla. «Era un obbligo fare i conti con la storia. Noi che venivamo dalla nostra patria reggiana, la più rossa dell’emisfero occidentale».